‘Ormai solo in una sala operatoria riesco ad essere felice’.
Queste parole di Gino Strada – un soliloquio crepuscolare – disvelano un tratto autobiografico certo intenzionale e romantico. Ma non solo. Socchiudono l’uscio alla riflessione intima sull’autenticità della vita, quando si decide di non vivere più le vite dettate o ispirate da altri. Racchiudono la sintesi estrema di ciò per cui vale la pena di esistere, nata nel cuore di un uomo maturo e non più sensibile al denaro e agli orpelli mondani. Suggeriscono il valore fondante del lavoro per la dignità umana. E restituiscono il ricordo di un uomo a tratti impolitico, un medico di generosità suprema, abnegazione e altissimo senso dell’impegno umanitario. C’è ancora felicità alla fine dei tempi e molta abbraccia il lavoro.
Annalisa Paradiso